Fuori dalla finestra
Un bambino gioca con un mucchietto di terra. Un uomo gli passa accanto con un cappotto color cammello e gli sorride proseguendo per la propria strada. Il cielo, d’improvviso, si fa scuro. E’ solo un attimo. Maledetta nuvola, pensa l’uomo, aggiustandosi il bavero. Il bambino guarda il cielo. Passa un soldato con la sacca sulla spalla. Ha un paio di anfibi. Tira dritto. Ha fretta di tornare a casa. Una donna lo aspetta. Forse due. Forse anche sua madre abita con loro. Sua madre è malata. Le mani avvizzite e le unghie giallognole. Due donne parlano del più e del meno. Hanno piumini di diversi colori. Una ha i capelli corti ricci e trentanove anni, l’altra ha i capelli corti lisci e quarantatre anni. Si sorridono. Si conoscono da molto tempo. Sono molto belle e molto diverse. Quella con i capelli lisci ha un sacchetto di carta di una nota marca. Quella con i capelli ricci indossa dei jeans strappati apposta. Si salutano. La donna con i capelli ricci non ha nessuno che la aspetti. Adesso si allontana sola con i propri pensieri. Ha mutato sorriso. Un’auto color sabbia si ferma, accostando senza parcheggiare. Ne esce un signore non ancora anziano. Si appoggia con la schiena allo sportello e fa una telefonata. Digita un numero e si accosta il telefono all’orecchio. Smette quasi subito di parlare. Sta ascoltando. Sembra una telefonata di lavoro ma ascolta troppo. Forse parla con un collega o un suo superiore. Forse si è ricordato improvvisamente di una cosa ma poi la telefonata ha cambiato verso, ha preso un’altra piega per lui inaspettata. Il bambino si alza e si pulisce le mani piccole e terrose sui pantaloni. Lo ha chiamato mamma. O nonna. Va veloce correndo verso la voce. Inciampa. Cade. Si rialza subito. Ha il volto stupito e imbronciato. Si guarda le mani. Non vuole piangere ma è più forte di lui. Alla fine piange e inizia a correre di nuovo verso la voce. Non riesco più a vederlo. L’uomo dell’auto è ripartito. Non c’è più. Nemmeno lui. Ora non c’è più nessuno. Metto l’acqua nel bollitore e prendo una tazza. Ci verso un cucchiaio di caffè solubile. Il bollitore borbotta e si spenge. Lo prendo e verso l’acqua nella tazza. Pulisco il cucchiaio con un dito e apro il barattolo di miele. Noto il miele rinsecchito lungo il bordo del coperchio. E’ marroncino. Ne metto un po’ nel caffè. E giro. Sento il suono di una sirena ma è lontano. Non so distinguere i suoni delle sirene. Potrebbe essere un’ambulanza vuota che va verso una casa o un’ambulanza con un malato che va verso l’ospedale. Forse qualcuno è seduto dentro insieme a lui. Forse un figlio o un fratello. Magari sono i vigili del fuoco e vanno ad aiutare qualcuno rimasto intrappolato. Potrebbe essere un gatto su un albero. Sorrido. E’ ancora mattina. Più di metà mattina. Passo la mano sul vetro della finestra, la mano che non tiene la tazza. Fuori deve fare molto freddo. Io ho il solito maglione dei soliti giorni. Soffio nella tazza e sorseggio. Il bambino è tornato a giocare con il mucchietto di terra.